In un mondo che cambia, la scelta di cosa apprendere dipende non solo dai problemi dell’oggi ma anche da ciò che servirà domani. Se poi il mondo è in piena trasformazione, questo fatto si fa ancora più cogente. Per cui un aspetto fondamentale – quasi una precondizione – per affrontare in modo corretto il potenziamento delle nostre competenze e attitudini è rafforzare il nostro sguardo al futuro 

Questa capacità non è però banale e non va data per scontata; come ci ricorda Seneca, “se non conosci il porto d’approdo, nessun vento è favorevole”. Dobbiamo dunque riattivare e trasformare il nostro sguardo verso il futuro per rendere possibile un comportamento non solo reattivo ma anche proattivo e fare in modo che tutta l’organizzazione sia coerente con questo cambio di sguardo. È ciò vuol dire anche saper riattingere al passato, in modo non nostalgico ma creativo. Soprattutto la formazione, nella sua ricerca ossessiva di novità, modernità ed effetti wow ha dimenticato molti contenuti e format educativi che continuano ad essere non solo utili ma particolarmente necessari. 

È da questo dialogo tra passato e futuro ma con i piedi ben piantati nel presente che può emergere un nuovo approccio alla formazione aziendale che renda i saper trasferiti non solo cool ma anche efficaci e soprattutto traducibili (nel proprio vissuto individuali), memorabili (per fare si che ci tornino in mente ogni qualvolta servano) e trans-disciplinari, qualcosa di più che non una semplice aggregazione di silos mono-disciplinari.  

Con una prefazione a cura di Enzo Rullani.