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Lo scienziato attende, il manager corre. Incontro con Fabio Ciceri

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Lo scienziato attende, il manager corre. Come imparare dalla ricerca l’arte dell’attesa

Nella corsa ai risultati sembra non esserci tempo per aspettare che le cose accadano o per attendere che le risposte arrivino, con il loro giusto tempo.

Le trimestrali pressano la mente dei manager che faticano a immaginare che qualcosa possa fruttare molto tempo più avanti. Le visioni a lungo termine sono praticamente bandite perché non rispondono ai bisogni degli investitori o del mercato.

Nella ricerca scientifica l’attesa è uno dei momenti più fertili e allo stesso tempo complessi. Dopo anni di studi ed esperimenti si spera di aver trovato un rimedio a malattie che affliggono l’umanità e si aspetta il responso dal laboratorio.

Ma l’attesa è anche una capacità sperimentata da chi ha avuto una malattia, da chi è stato a fianco a un malato. Si aspettano risposte. Bisogna decidere come trascorrere questo tempo, con che qualità, con quali pensieri, con quale postura.

Le antiche tradizioni sapienti dicono che bisogna saper aspettare senza aspettare, ossia privi di quella fretta che ci porta via la bellezza dell’esperienza, che innanzitutto è possibilità di apprendimento.

La scienza parla solo la lingua del noi, mai quella dell’io e da questo punto di vista saper attendere con lo spirito del gruppo, sentendosi parte di qualche cosa di più grande di sé, aiuta a fare dell’attesa un continuo esercizio di cooperazione e speranza.

La scienza insegna anche ad avere pazienza e sarà proprio dalla narrazione del professor Fabio Ciceri, tra gli ematologi più noti al mondo, che capiremo come tenere nervi saldi e insieme speranza, fredda osservazione dei fatti ma anche meraviglia di fronte all’ignoto.

Albert Einstein diceva che in fondo la scienza non è altro che un affinamento del pensiero quotidiano.

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